C’è un momento, prima del fischio d’inizio, in cui tutto si ferma.
È un attimo sospeso, carico di tensione, speranza, energia. Gli spalti si animano, le luci si accendono, ma dentro ognuno di quei calciatori c’è un mondo silenzioso che nessuno vede.
È lì che entro in gioco io, che entra in gioco il mental coach sportivo.
Mi chiamo Pasquale Adamo, e da anni accompagno atleti e allenatori nel viaggio più difficile e più affascinante: quello dentro se stessi, nel mondo del potenziale inespresso e della performance eccellente.
Con il Monopoli calcio, ho avuto il privilegio di vivere una delle esperienze più intense della mia carriera come mental coach sportivo, seguendo la squadra e l’allenatore nella stagione 2020 e 2022.
Non solo gambe: servono testa e cuore
Nel calcio moderno si parla sempre più di tattica, condizione fisica, numeri. Ma ciò che spesso fa la differenza non è visibile: è la mente.
È la lucidità sotto pressione.
È la resilienza dopo una sconfitta.
È la capacità di rimanere uniti nei momenti più difficili.
Quando sono entrato nello spogliatoio del Monopoli, ho trovato un gruppo affamato di risultati, ma anche appesantito da aspettative, pressioni, insicurezze.
È stato allora che ho compreso quanto fosse necessario creare uno spazio sicuro, dove ascoltarsi, ritrovarsi, crescere insieme e motivarsi a vicenda.
Il mio lavoro si è concentrato molto sull’educare alla consapevolezza, sull’aiutare ogni singolo atleta a riconoscere le proprie emozioni, gestirle, trasformarle in energia per la prestazione. Inoltre, abbiamo allenato la concetrazione come elemento ulteriore per la performance ottimale.
Allenatori e giocatori: un unico sistema
Il lavoro mentale non si ferma al singolo. Una squadra è un sistema interconnesso, un organismo vivo.
Per questo ho lavorato fianco a fianco con l’allenatore e lo staff tecnico, costruendo insieme un linguaggio comune, una visione condivisa, un clima emotivo sano e funzionale.
Abbiamo introdotto sessioni di gruppo, momenti di confronto, esercizi pratici per potenziare concentrazione, comunicazione e gestione dello stress.
Giorno dopo giorno, è scattato qualcosa.
Un’energia nuova.
E non si è manifestata solo nei risultati sul campo (che, sì, sono arrivati), ma negli occhi dei ragazzi, nella fiducia che si respirava, nella forza con cui affrontavano le sfide.
Le vere vittorie sono invisibili
Una delle soddisfazioni più grandi?
Vedere un ragazzo che qualche mese prima viveva la panchina come una punizione, entrare in campo con una grinta contagiosa.
O sentire un allenatore dire: “Da quando ci sei, non mi sento più solo nel gestire il gruppo.”
Il mental coaching non è magia.
È presenza. È metodo. È fiducia costruita giorno dopo giorno.
È la volontà di mettere in discussione vecchi schemi per scriverne insieme di nuovi.
Oggi, ripensando a quel percorso con il Monopoli Calcio, provo un misto di gratitudine e orgoglio.
Perché quando una squadra sceglie di allenare anche la mente e il cuore, non punta solo a vincere una partita.
Sta puntando a diventare qualcosa di più.
E questo, credetemi, vale molto più di tre punti.